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al testo di Stefano Saccinto
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Scoprì le caviglie il senno, arrotolando in una mano la veste per correre via sui piedi nudi con il sorriso atroce di una vergine imbranata. Mi ritrovai in uno stagno di sudore, stretto nell’umida trappola delle lenzuola affamate. Ero finalmente il vuoto tracciato di pelle calda. Risi fino a sputare sangue e lo ruttai in bocca all’aria, un cerchio di peti informi accese la tosse rossa di nuove risa, sognai di vomitarmi nelle mani e di abbeverarmi alla mia fonte oscura.
sta piovendo dove? dentro
Le lacrime non hanno sfogo e ininterrottamente batte come una frusta contro la scogliera il seguitare di troppe onde che la distruggeranno. E io, nel corpo sopra il bordo, le attendo.
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